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Padiglione italiano a Shanghai 2010


Gli Architetti Giampaolo Imbrighi, Teresa Crescenzi, Antonello De Bonis, Cosimo Dominelli, Francesco Iodice, Giuseppe Iodice, Marcello Silvestre sono gli autori del padiglione italiano all'expo di Shangai 2010.
Il progetto è stato selezionato tra 65 proposte che si sono tutte rilevate di grande qualità e pregio stilistico.
Il progetto dell’architetto Imbrighi, architetto romano e docente all'università di Roma 'La Sapienza', ha aderito più di ogni altro ai requisiti fissati dal bando di gara che richiedeva di illustrare i valori culturali italiani in termini contemporanei e di proporre soluzioni originali sia sul piano tecnologico, per rispettare l’imperativo della eco-compatibilità, che sul piano strutturale, per soddisfare l’esigenza di essere eventualmente smontato e ricostruito in dimensione ridotta in un’altra area della città.


L’opera italiana offre anche un originale riferimento a concetti e tradizioni cinesi integrando in un modello tipico del tessuto urbano italiano una interpretazione in chiave architettonica dei giochi cinesi delle costruzioni e dello Shanghai.


Progettato e costruito tra il 2008 e il 2010, ha uno sviluppo di mq 3.600 ed una altezza di m 18.
La pianta quadrata è divisa all’interno in più corpi di dimensioni diverse e irregolari, collegati da strutture-ponte in acciaio che lasciano intravedere i ballatoi di collegamento.


I moduli costruttivi che compongono l’edificio costituiscono un insieme geometricamente compatto, simbolo della molteplicità di tradizioni e costumi regionali italiani che contribuiscono a definire l’identità nazionale comune: una sorta di mosaico le cui differenti tessere mostrano immagini unitarie.


La forma illustra anche la complessità topografica delle città italiane con il loro succedersi di vie strette, corti e vicoli che si dilatano all’improvviso negli spazi aperti delle piazze, analogamente a quanto si riscontra nei nuclei urbani cinesi tradizionali.


Il giardino interno, la presenza dell’acqua e la luce naturale che si propaga negli ambienti dai patii e dai tagli laterali delle pareti creano un effetto di comfort psico-fisico, importante per la qualità degli spazi dedicati alla vita di relazione.


L’edificio è lambito su tre lati da una lama d’acqua che lo riflette esaltandone gli effetti luminosi naturali. La luminosità della struttura si riproduce anche all’interno non solo attraverso feritoie che evocano i vicoli stretti tra i palazzi delle città, ma anche grazie all’impiego di cemento trasparente, un materiale poliedrico di recente creazione. Tale prodotto, a seconda della sua particolare e diversa composizione in relazione ai diversi affacci del fabbricato, genera un duplice effetto architettonico: una percezione notturna dall’esterno della vivacità delle azioni contenute all’interno e una presenza dell’atmosfera esterna, durante il giorno, percepibile all’interno.


La superficie del padiglione apparirà in parte diafana e in parte trasparente con facciate formate da cristalli autopulenti. Il Padiglione è pensato come una “macchina” dal particolare funzionamento bioclimatico con l’obiettivo di un significativo risparmio energetico. Gli elementi fotovoltaici integrati nei vetri delle coperture esterne garantiranno un effetto schermante dalle radiazioni, mentre il progetto illuminotecnico dell’edificio mira non soltanto a scandire gli spazi, ma anche a favorire il risparmio di energia.


Il percorso inizia attraversando un portale che riprende fedelmente il teatro Olimpico di Andrea Palladio a Vicenza; prosegue proponendo l’innovazione italiana nella tecnologia (c’è anche il giunto del Mose e una Ferrari green), uno spazio dell’eccellenza artigiana e il tema della qualità alimentare (un gigantesco ulivo sotto un cielo di spighe costruite a mano, una ad una).



Al centro del Padiglione c’è la Piazza italiana con un gigantesco De Chirico sullo sfondo e gli abiti dei nostri stilisti più famosi indossati da manichini monumentali.


Foto di "iodicearchitetti"
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