Attenzione!

Date le numerose visite e i numerosi affezionati siamo costretti ad un cambiamento importante "dietro le quinte". Abbiamo dovuto cambiare il server e con esso abbiamo deciso di fare alcune migliorie che speriamo possano piacere. Siete tutti invitati comunque a esprimere le vostre opinioni a riguardo... I cambiamenti "evidenti" riguardano sostanzialmente la grafica e soprattutto il nome che diventa Case eco. Tutti i contenuti e gli articoli finora inseriti li trovate dunque sul nuovo sito e tra qualche giorno Archiwindow non sarà più visibile. Chi è iscritto alla newsletter o ai feed è quindi pregato (sempre se vuole continuare a seguirci, cosa molto gradita...) di andare nel nuovo sito e riprocedere con la registrazione. Scusate se vi facciamo perdere qualche minuto durante le ferie ma cercate di capire... Grazie a tutti per averci seguito finora e speriamo di ritrovarvi nel nuovo sito

Kengo kuma: "Troverò un'alternativa al cemento"

Ecco cos'ha detto il grande architetto giapponese al congresso mondiale di Torino -Uia:
«Il mio sogno è trovare un nuovo metodo per l'architettura, per questo amo sperimentare sempre. L'importante è trovare un'alternativa al cemento. Prima del suo arrivo, in Giappone c'era il legno, in Italia la pietra. Poi il cemento ha annullato tutte le differenze culturali. Io voglio esaltare i diversi metodi di costruzione. Credo che questo sia un modo concreto per realizzare un'architettura sostenibile».

Affiancato da professionisti e amanti dell'architettura, Kengo Kuma arriva a Torino per esporre la sua lectio magistralis durata due ore...e durante tutto questo tempo è riuscito a tener alta l'attenzione con la sua calma zen e la sua determinazione! E' stata una sorta di esposizione controcorrente, non in accordo con la tendenza architettonica di oggi giorno dove, in molte aree del mondo, si pratica la filosofia del costruire senza tregua; lui esalta il vuoto:

«Un grande riferimento per la mia architettura, il vuoto ha in architettura la stessa importanza che ha il silenzio in musica. [...] Molti miei colleghi credono che debba essere il museo il motivo di visita di un luogo, concepiscono i musei come fini. Per me sono mezzi: l'architettura deve essere una finestra verso qualcos'altro, sempre nel rispetto dei fenomeni naturali».

Inoltre ci tiene a far capire il suo Paese:
«Quando si parla di Giappone, si pensa sempre che il materiale per eccellenza sia il vetro, ma non è così: la verità è che la prima fabbrica di vetro in Giappone è stata costruita solo nel 1907». Infatti il confine tra esterno ed interno fino ad allora era definito dalla carta di riso.

«Da noi vige la cultura dei limiti deboli, mentre in Occidente si è sviluppata quella dei limiti forti: i perimetri, infatti, vengono disegnati da superfici dure, come le pietre, le rocce. [...] Quando dovevo progettare l'headquarter di Louis Vuitton a Tokyo ho pensato che era mio dovere coniugare una realtà come quella di Omotesando, la via Montenapoleone cittadina, con i numerosi alberi presenti nell'area. Per questo motivo ho scelto di utilizzare il legno per la facciata dell'edificio. Bernard Arnault all'inizio non era d'accordo, ma poi ha cambiato idea. Per convincere il Comune, preoccupato invece per il pericolo d'incendio, ho pensato di "decorare" la facciata con una serie di irrigatori. Ha funzionato».

Kuma è noto soprattutto per le sue opere minori, dove traspare anche in queste la scrupolosa ricerca dei materiali e l'attenzione per la natura; l'unica differenza è che riesce a far percepire il suo "io" più profondo, come per esempio le sale da the, simbolo per eccellenza della cultura giapponese:

«Adoro i progetti minori perché è grazie ad essi che posso mostrare al pubblico il mio manifesto. [...] Le sale da the costruite negli ultimi anni mi divertono moltissimo perché posso provare i vari materiali: ho costruito pareti di plastica e di organza ma anche leghe di cartone e plastica. [...] Mi piace creare attraverso i materiali poveri uno spazio spirituale, dice. Adoro indagare il rapporto tra spiritualità e materiali di basso costo. Una volta ho dovuto costruire un padiglione per una nota marca di champagne. La committenza mi spiegò che la particolarità del prodotto stava nel non perdere mai il sapore, neanche a temperatura ambiente. Allora ho pensato di tenere come concetto guida proprio la temperatura ed è venuto fuori un padiglione che cambia forma a gradi diversi».

Alla mostra "Casa per tutti" alla Triennale di Milano è esposta la sua ultima opera, l'abitazione- ombrello:
«La parola casa in giapponese significa ombrello, per questo ho costruito una casa fatta di ombrelli di tessuto cartaceo e molto economico: i miei studenti l'hanno realizzato in due ore e una volta realizzata, hanno fatto una festa all'interno che è durata tutta la notte».



Non perdere il prossimo articolo:
<
Aiutaci condividendo questo artcolo:
Twitter Delicious Facebook Stumbleupon Favorites More
Related Posts with Thumbnails

0 commenti:

Feed RSSFacebookTwitterDeliciousTechnorati